Lettera 93 pubblicata il 21 giugno 2017

IL MESSALE ROMANO, DALLE ORIGINI AL SUMMORUM PONTIFICUM

Giovedì 27 ottobre 2016, proprio mentre padre Claude Barthe dava il via al quinto pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum, del quale è il cappellano, nelle librerie francesi usciva il suo ultimo lavoro intitolato, Histoire du missel tridentin et de ses origines (edizioni Via Romana). Ora che ci apprestiamo a festeggiare il decimo anniversario della "liberazione" del messale tridentino da parte di papa Benedetto XVI, grazie al motu proprio Summorum Pontificum, siamo felici di proporvi una recensione di quest'opera che è indirizzata in modo particolare ai seminaristi e agli studenti, ma anche a tutti quei sacerdoti e fedeli desiderosi di conoscere meglio la storia della Santa Messa, nella speranza che ci possa presto essere anche un'edizione italiana.

Sacerdote diocesano francese, ordinato alla fine degli anni 1970 a Écone da Monsignor Lefebvre, padre Claude Barthe è l'autore di moltissimi articoli e scritti sia sulla liturgia (La messe une forêt de symboles, edizioni Via Romana, 2011) sia sulle questioni teologiche (Penser l’œcuménisme autrement, edizioni Via Romana, 2014).





I - Breve sintesi del libro

Il nucleo centrale del lavoro di Padre Barthe riguarda l'opera liturgica svolta con il Concilio di Trento e dai papi dei secoli successivi, relativamente alla "canonizzazione" del culto romano come aveva preso forma nel corso del medio evo. L'autore focalizza la sua attenzione sul periodo posteriore a questa canonizzazione a partire da San Pio V fino a San Giovanni XXIII, attraversando quattro secoli di liturgia dopo la bolla Quo primum del 1570, fino all'ultima edizione tipica del messale tridentino del 1962.

All'inizio del suo saggio, padre Barthe, tratta approfonditamente della storia della messa romana dalle sue origini, a partire dai rapporti fra il culto cristiano e il culto della Sinagoga (il suo "gemello diverso"), alla nascita del canone romano, all'arricchimento romano-franco, e poi alla diffusione del messale della Curia romana come veniva utilizzato dal papa ad Avignone o a San Lorenzo in Palatio. Ci ricorda inoltre che il messale romano, come lo conosciamo e lo utilizziamo oggi, è stato definito nel suo insieme nel secolo XI.

Nell'ultima parte, l'autore si interessa alla stupefacente sopravvivenza dopo il Vaticano II del messale tridentino, che ha poi finito per essere finalmente riconosciuto dall'autorità romana con il motu proprio Summorum Pontificum. Constata che la storia del messale tridentino è ben lontana dal poter essere archiviata, in particolare perché oggi rappresenta più che mai la garanzia della trasmissione della lex orandi in tutta la sua ricchezza e senza alcuna contaminazione. In questo senso, questo lavoro è anche una sorta di storia fondatrice per il futuro.


II - La recensione del sito ceremoniaire.net

Fedele al suo titolo, questo libro è suddiviso in tre parti distinte. Partendo dallo sviluppo a volte parallelo della liturgia della Chiesa e della Sinagoga, la prima parte, un centinaio di pagine, esamina l'origine del nuovo culto, come realizzazione dell'antico; i sacramentari; il messale e l'ordo missae; il venerabile canone romano stesso... esame arricchito dai numerosi commenti allegorici tanto cari all'autore: "Questo commentario spirituale della liturgia, inizia con il Nuovo Testamento stesso. Lo abbiamo evocato per il libro dell'Apocalisse che precisa che le sette lampade sono i sette spiriti di Dio, che le coppe d'oro, colme di profumi, rappresentano la preghiera dei santi, che il lino fino di cui è vestito lo Sposo, significa la pura virtù dei santi." (pag. 99)

La seconda parte, più o meno altrettanto lunga, in cui talvolta si esce dal quadro più stretto del messale per considerare le tendenze musicali ed architettoniche, il digiuno eucaristico e la scomparsa dei Vespri domenicali, descrive nel dettaglio la storia del messale a partire da quello "eredità della Curia nel secolo XI ", fino all'edizione tipica pubblicata qualche mese prima dell'apertura del concilio Vaticano II. Riguardo queste ultime edizioni: "è stupefacente che siano intervenute queste pubblicazioni, e in particolare quelle del messale, visto che in quel momento una commissione stava già preparando attivamente il progetto del testo conciliare sulla liturgia che annunciava una riforma molto significativa. Può darsi che i due prefetti successivi della Congregazione dei Riti che procedettero a queste pubblicazioni del 1960-62, abbiano voluto in questo modo lasciare una testimonianza significativa. D'altra parte era anche logico che venisse raccolto tutto il lavoro fatto dalla Commissione di Pio XII per arrivare ad una codificazione più chiara". (pag. 201)

L'ultima parte del libro, molto più breve (e che probabilmente fornisce una chiave di lettura dell'illustrazione allegorica visibile in copertina: la celebrazione di una messa solenne fra le rovine della cattedrale di Münster nel 1946), tratta del Summorum Pontificum e della particolare situazione che stiamo vivendo, visto che "questa norma si adatta ad uno stato di fatto, formalizzandolo e razionalizzandolo, ma in effetti non lo determina. In realtà il messale tridentino, per come l'abbiamo oggi, perché ha comunque resistito contro una riforma liturgica che era destinata a rimpiazzarlo, proprio per questa sua storia recente, si trova in una sorta di stato di autogestione". "La famosa 'inversione della piramide gerarchica', tanto cara a Yves Congar, così si realizzerebbe in modo assai netto proprio a favore della liturgia pre-conciliare." (pag. 220)

Oggi, una grandissima parte dei cattolici riconosce come la liturgia, proprio come la vita stessa, viene trasmessa e ricevuta, piuttosto che reinventata dal nulla ad ogni generazione. Da questo deriva che varie questioni liturgiche suggeriscono non solo risposte letterali e risposte allegoriche, ma anche risposte storiche soprattutto nel caso in cui queste risposte storiche non siano solo una semplice indicazione di date o autori di questa o quella innovazione (che abbia lasciato un segno o anche no), ma considerino anche le circostanze che ne hanno fatto da cornice. Questo compendio storico, scritto con uno stile leggibile che incoraggia una riflessione quasi allegorica sulla materia trattata, si completa con ampie note e riferimenti a piè di pagina consentendo di proseguire la riflessione, e testimonia non solo le amplissime competenze dell'autore in materia, ma il suo più che evidente amore per la Santa Messa.