Lettera 11 pubblicata il 15 giugno 2010

FRANCIA: UN SEGNO DI APERTURA?

Il recente pelleginaggio di Chartres organizzato dall'Associazione “Notre Dame de Chrétienté” è stato segnato dalla visita di Monsignor André Vingt-Trois, Cardinale Arcivescovo di Parigi e Presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia, che, domenica di Pentecoste, ha presieduto l'Adorazione del Santissimo Sacramento.

In 28 anni è la prima volta che un Presidente della Conferenza dei Vescovi francesi partecipa a questo pellegrinaggio tradizionalista che è comunque sempre stato in piena comunione con la Chiesa. L'avvenimento è dunque eccezionale ed è opportuno che si tenti di capirne a fondo il senso.


I - UN PO' DI STORIA

Nel 1982 un gruppo di laici francesi, afferente al Centro Charlier, rilancia l'antica usanza di un pellegrinaggio a piedi da Parigi a Chartres. La direzione spirituale della marcia (un percorso di 100km in 3 giorni ribattezzata “Pellegrinaggio della Cristianità”) venne affidata all'Abate François Pozzetto (1). Fondato ed organizzato da laici, il pellegrinaggio manifesta sin dall'inizio la propria vocazione missionaria e lo slancio a concorrere alla riconciliazione dei cattolici con la tradizione, specialmente liturgica, della Chiesa.

E' subito un successo. Migliaia di pellegrini affollano il cammino di Chartres. Il pellegrinaggio, esprimendo con chiarezza un attaccamento alla liturgia romana tradizionale (2), all'epoca viene disprezzato dalla gerarchia cattolica francese e per esso rimangono ostinatamente chiuse le porte delle Cattedrali di Parigi e di Chartres, fatta eccezione per quest'ultima nel 1985. La consacrazione dei quattro vescovi nel 1988 da parte di Monsignor Lefebvre, superiore della FSSPX, marca poi la scissione del pellegrinaggio, senza comunque andare ad intaccarne il successo. Al contrario, saremmo tentati di dire!

> Da una parte perché la somma dei partecipanti ai due “nuovi” pellegrinaggi è comunque superiore al numero di coloro che partecipavano all'unico corteo precedente (più di 15.000 pellegrini in media, contro i 10.000 del 1988, l'anno della maggiore affluenza al pellegrinaggio unico)

> Dall'altra parte perché i vescovi, cercando poco a poco di trattare quelli che partecipano al corteo che esprime la propria fedeltà a Roma come dei cattolici “normali” o quasi, si trovano ad aprire santuari ai fedeli, assistono alle cerimonie e accettano addirittura in qualche caso di celebrare.

Bisogna dire che il pellegrinaggio Parigi-Chartres (la FSSPX dal 1990 marcia nella direzione Chartres-Parigi) è incontrovertibilmente la vetrina del radicamento della liturgia tradizionale in Francia, ben illustrato dai giovani presenti e dal loro dinamismo, dall'organizzazione impeccabile, e dall'attaccamento gioioso e sereno alla liturgia tradizionale della Chiesa. Non è possibile contare il numero di fedeli, cresciuti dopo la riforma, che, in occasione del pellegrinaggio, hanno potuto scoprire con meraviglia lo splendore del rito tradizionale. Non si può dire quante siano state le conversioni suscitate e neanche stabilire il numero di vocazioni sacerdotali e religiose nate sulla strada di Chartres.

Una sola certezza: Non solo il pellegrinaggio di Chartres ha giocato un ruolo di primo piano per la conservazione e lo sviluppo della liturgia tradizionale in Francia in un momento in cui era di fatto minacciata dalle autorità ecclesiastiche, ma ha anche favorito la presa di coscienza da parte dei prelati di buona volontà che quel 34% di cattolici francesi (sondaggio CSA 2008 per Paix Liturgique) attaccati a quella che oggi chiamiamo forma straordinaria del rito romano, erano dei cattolici a pieno titolo.

Eppure fino a quest'anno il Presidente della Conferenza dei vescovi di Francia non si era mai occupato apertamente del pellegrinaggio.


II - UNA SVOLTA NELL'ATTEGGIAMENTO DEI PRELATI FRANCESI?

Monsignor André Vingt-Trois, Cardinale Arcivescovo di Parigi e Presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia dal 2007, non è certamente conosciuto per il suo amore per la liturgia tradizionale, né per la sua simpatia nei confronti dei fedeli delle comunità Ecclesia Dei. Erede di Monsignor Lustiger, è un conservatore conciliare, che, fino ad oggi, non ha fatto praticamente nulla per favorire l'applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum a Parigi (una sola messa domenicale parrocchiale a cadenza settimanale accordata dal 2007 di fronte a 35 domande ufficiali formalizzate su un centinaio di parrocchie). Si può dire che sia anche un po' sotto pressione visto che la sua diocesi – come praticamente tutte le diocesi francesi – è in uno stato deprimente a livello di vocazioni sacerdotali, di presenza di fedeli alla messa (in un sondaggio Harris Interactive per Paix Liturgique del febbraio 2010, solo il 9,9% dei cattolici parigini dichiara di andare a messa tutte le domeniche!) e anche a livello finanziario.

Il Cardinal Vingt-Trois sa bene che, in occasione delle visite ad limina a Roma dei vescovi francesi previste nei prossimi mesi, il bilancio che dovrà difendere – il suo, ma anche quello dei suoi confratelli, essendo Presidente della Conferenza Episcopale – è poco soddisfacente. Recandosi al pellegrinaggio di Chartres, rinomato ormai a livello internazionale ed inoltre apertamente apprezzato da numerosi membri della Curia romana, ha compiuto un gesto eminentemente mediatico.

Taluni potrebbero vedere nella sua apparizione sulle strade di Chartres non altro che un gesto tattico destinato in una volta sola a calmare coloro che stanno chiedendo la forma straordinaria nelle parrocchie parigine ed a rassicurare il Vaticano, in particolare la Commissione Ecclesia Dei nei cui uffici lo si è visto molto negli ultimi mesi, sulla sua buona disposizione nei confronti dell'applicazione del Motu Proprio.

Questa tuttavia non è l'interpretazione che noi facciamo di questa visita storica. La semplicità con la quale Monsignor Vingt-Trois si è comportato durante la sua permanenza fra i pellegrini e le parole che ha detto in quest'occasione ci incitano a salutare il pragmatismo del Cardinale ed a ringraziarlo per il suo bel gesto.

Sospendendo la durezza di giudizio sui fedeli legati alla tradizione della Chiesa espressa nel suo ultimo libro (3), ha in effetti dichiarato alla radio che questi cattolici “nella misura in cui rispettano le leggi e le regole di funzionamento della Chiesa, fanno parte della Chiesa”, e che “sono normali membri della nostra Chiesa”. Con i pellegrini stessi ha semplicemente riconosciuto di appartenere alla stessa famiglia: “la Chiesa è nostra madre. E' perché la chiesa è nostra madre e perché io sono associato al ministero apostolico di Cristo nel collegio dei vescovi sotto la presidenza e la guida del Santo Padre Benedetto XVI, che vi considero membri della mia famiglia”.

Certo, ora è necessario che le promesse fatte in questa visita a Chartres si concretizzino nelle parrocchie di Parigi, e si attuino nella realtà domenicali di un paese al quale Giovanni Paolo II aveva ricordato la propria missione di “figlia maggiore della Chiesa”. Preghiamo che il gesto di Chartres sia seguito da fatti. Tutta la Chiesa, e non solo quella di Francia, ne ha fortemente bisogno.


(1) L'Abbé Pozzetto, che oggi è membro della Fraternità San Pietro, all'epoca faceva parte della Fraternità San Pio X.

(2) Il punto n.4 dello statuto dell'Associazione Notre Dame de Chrétienté stabilisce “in fedeltà totale alla Santa Sede, gli organizzatori del pellegrinaggio si riferiscono all'insegnamento costante della Chiesa. Traducono il proprio attaccamento alla Tradizione in tutte le sue forme, in particolare dottrinali, liturgiche e sacramentali, con l'uso esclusivo del rito tridentino, com'è stato codificato nei libri liturgici del 1962 e, nuovamente, confermato con il motu proprio “Summorum Pontificum” del 7 luglio 2007 come “forma straordinaria”, mai abrogata, della liturgia del Santo sacrificio della Messa. Chiedono ai sacerdoti che li accompagnano di rispettare questa scelta nel ministero che esercitano durante il pellegrinaggio e nel corso delle varie attività preparatorie”.

(3) In questo libro (Una missione di libertà, Edizioni Denoël), Monsignor Vingt-Trois compie affermazioni poco caritatevoli verso i fedeli legati alla tradizione liturgica e dottrinale della Chiesa, assimilandoli semplicemente a degli “integralisti” e accusandoli di essere una specie di “contro-Chiesa” che che pretende di giudicare il Papa e i vescovi.