Lettera 47 pubblicata il 14 novembre 2013
A ROMA, LA FORMA STRAORDINARIA IN TOTALE NORMALITÀ
Cinque membri dell’esecutivo di Paix Liturgique hanno avuto la grazia di partecipare al pellegrinaggio del Popolo Summorum Pontificum che si è concluso domenica 27 ottobre, a Roma, con la celebrazione della festa di Cristo Re nella Basilica di S. Maria sopra Minerva da parte di mons. Fernando Rifan, Ordinario dell’Amministrazione Apostolica S. Giovanni Maria Vianney (Brasile). Torneremo senz’altro a parlare di questo pellegrinaggio, che ha portato i pellegrini da S. Raffaele, i cui Vespri Solenni sono stati celebrati da mons. Pozzo il 24 ottobre, fino a S. Caterina da Siena, sul cui sepolcro ha avuto il privilegio di celebrare mons. Rifan – giacché i padri domenicani, che hanno la cura della Basilica, avevano fatto agli organizzatori la sorpresa di liberare il presbiterio dall’altare moderno che normalmente lo occupa.Per il momento, però, desideriamo solo comunicarvi la nostra principale impressione di ritorno da Roma: apud Petri sedem, i cattolici «straordinari» sono trattati come cattolici «ordinari» o, per dirlo senza giochi di parole, la presenza dei rappresentanti del Popolo Summorum Pontificum è vissuta normalmente. Nè più, nè meno.
È dunque forti di una speranza molto semplice che ritorniamo nelle nostre parrocchie e nelle nostre diocesi: che ciò che è possibile e normale sulle sponde del Tevere lo sia domani anche sulle sponde del Reno, della Senna o del Tago.
I – IL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO AI PELLEGRINI
A Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Darío Castrillón Hoyos, in occasione del pellegrinaggio a Roma del Cœtus Internationalis Summorum Pontificum, nel contesto dell’Anno della Fede, Sua Santità Papa Francesco rivolge il suo cordiale saluto, auspicando che la partecipazione al devoto itinerario presso le tombe degli apostoli susciti fervida adesione a Cristo, celebrato nell’Eucaristia e nel culto pubblico della Chiesa, e doni rinnovato slancio alla testimonianza evangelica.
Il Sommo Pontefice invocando i doni del divino Spirito e la materna protezione della Madre di Dio, imparte di cuore a Vostra Eminenza, ai presuli, ai sacerdoti e a tutti i fedeli presenti alla sacra celebrazione l’implorata benedizione apostolica propiziatrice di pace e spirituale fervore.
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Questa benedizione del Santo Padre, senza la minima cautela formale circa la forma liturgica specifica dei fedeli e dei sacerdoti interessati (essi celebrano «il culto pubblico della Chiesa» – punto), è stata letta durante la Messa in San Pietro a Roma, sabato 26 ottobre, da mons. Pozzo, Segretario della Commissione Ecclesia Dei. Queste righe, firmate dal nuovo Segretario di Stato, mons. Parolin (sembra che si tratti del primo messaggio di cui si è fatto carico), hanno trovato eco nella vibrante omelia del Card. Castrillon Hoyos, anch’egli già Presidente della Commissione, e, come tale, principale artefice del Motu Proprio Summorum Pontificum, promulgato il 7 luglio 2007 dal nostro Papa Emerito Benedetto XVI.
Nella sua omelia il Cardinale, rivolgendosi al Sommo Pontefice con un “noi” non maiestatico ma collettivo – in quanto il Cardinale si considerava membro del Popolo Summorum Pontificum – ha infatti tenuto ad affermare che “noi non siamo soli, Santo Padre: siamo con i secoli della Chiesa e con legioni di Santi e di Martiri”. Un messaggio forte che è arrivato, senza dubbio, dritto al cuore dei pellegrini.
II – LE RIFLESSIONI DI PAIX LITURGIQUE
1) Per il secondo anno, i pellegrini del Popolo Summorum Pontificum sono entrati in processione in San Pietro. Mentre il venerdì gli organizzatori stavano sulle spine a causa del divieto di percorrere via della Conciliazione imposto dal Comune di Roma per mancanza di vigili urbani, il sabato la processione ha finalmente potuto imboccare solennemente la maestosa arteria che sale verso San Pietro sotto lo sguardo di decine di migliaia di persone giunte per partecipare alle Giornate della Famiglia. Tutto ciò grazie al fatto che i volontari dell’Anno della Fede sono stati mobilitati dal Vaticano per sostituirsi alla polizia municipale, come fanno ordinariamente per ogni altro gruppo di pellegrini in occasione di grandi eventi. Molto semplicemente.
2) Per il secondo anno, un cardinale ha celebrato all’altare della Cattedra. L’anno scorso, il Card. Canizares, Prefetto della Congregazione del Culto Divino, aveva spiegato di celebrare perché secondo lui era normale farlo. Quest’anno, il card. Castrillon Hoyos, Prefetto Emerito della Congregazione per il Clero, ha fatto un passo in più, e si è schierato con i pellegrini usando il pronome collettivo “noi” nella sua omelia, come farebbe normalmente ogni pastore conducendo il suo gregge in pellegrinaggio in un luogo santo. Quest’anno, e per la prima volta da quando vengono celebrate messe in rito antico all’altare della Cattedra (in passato: nel 2011, per iniziativa di p. Nuara, a conclusione del Congresso Summorum Pontificum; nel 2012, alla fine del primo Pellegrinaggio Summorum Pontificum), lo staff del Card. Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana, aveva arretrato l’altare fino al centro del coro. Un allestimento abituale per le cerimonie che richiedono un vasto spazio davanti all’altare, segnatamente utilizzato per le ordinazioni del seminario nord-americano. Poiché il servizio liturgico secondo le prescrizioni della forma straordinaria si svolge meglio con quell’allestimento, lo si è adottato anche in questo caso. Molto semplicemente.
3) Per il secondo anno consecutivo, il Segretario di Stato ha fatto pervenire ai pellegrini un messaggio del Santo Padre. Questo favore non viene accordato sempre, ma è consuetudine che vengano salutati ed incoraggiati dal Santo Padre i gruppi di pellegrini ad Petri sedem degni di nota. Anche i pellegrini Summorum Pontificum lo sono. Molto semplicemente.
4) Avrete compreso che, se sottolineiamo la «normalità» con cui si è svolto il pellegrinaggio – perlomeno nella sua dimensione istituzionale, dato che, sul piano spirituale, le giornate romane sono state di un’eccezionale ricchezza – è perché, ancora molto spesso, il trattamento riservato ai Coetus Summorum Pontificum nelle nostre diocesi e nelle nostre parrocchie è anormale. Quante porte chiuse? Quanti «non ricorrono le condizioni» per consentire l’applicazione del Motu Proprio? Quanti «siete fermento di divisione»? Quanti «datemi il tempo di consultare il consiglio parrocchiale / i confratelli del decanato / il vescovo» (cancellate l’opzione non pertinente!)? Preghiamo dunque affinché ciò che è normale oggi a Roma lo sia anche domani nelle nostre parrocchie. Molto semplicemente.
ALLEGATO – L’OMAGGIO DEI PELLEGRINI AL CARDINAL CASTRILLON HOYOS
Dopo la cerimonia, nella sacrestia di San Pietro, i responsabili del Coetus Internatiolis Summorum Pontificum hanno ringraziato il Cardinal Castrillon Hoyos non soltanto per la celebrazione di quella stessa mattinata, ma anche, e soprattutto, per la sua azione di lunga data in favore della pace e della riconciliazione. La Schola Sainte-Cécile si è associata a questo momento caloroso intonando un superbo Ad multos annos, poiché il Cardinale festeggiava proprio in quel giorno il 61° anniversario della sua ordinazione sacerdotale.
Ecco il testo del messaggio di ringraziamento letto in spagnolo al Cardinale, al termine della cerimonia:
"A S. E. Rev.ma il Sig. Cardinale Dario Castrillon Hoyos, Prefetto Emerito della Congregazione per il Clero, già Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, risoluto difensore per lustri del “diritto di cittadinanza” della liturgia gregoriana, per assicurare la pace della Chiesa e per beneficiare tutti i sacerdoti e i fedeli cattolici, soprattutto i più umili, delle inesauribili ricchezze della venerabile tradizione latina,
la cui azione paziente e vigorosa è stata consacrata nel 2007 dal Santo Padre Benedetto XVI nel suo Motu Proprio Summorum Pontificum,
che, il 27 ottobre 2013, anniversario della sua ordinazione sacerdotale, ha celebrato all’Altare della Cattedra dell’Apostolo, nella Basilica Vaticana, la Messa Pontificale per il pellegrinaggio del Popolo Summorum Pontificum, con gran concorso di sacerdoti e di fedeli,
i membri del Coetus Internationalis Summorum Pontificum e la corale Sainte-Cécile di Parigi esprimono la loro profonda riconoscenza e la loro affettuosa venerazione."