Lettera 63 pubblicata il 17 febbraio 2015

BENVENUTO AL CARDINAL SARAH, NUOVO "MINISTRO DELLA LITURGIA" DI PAPA FRANCESCO!

Alla fine di novembre 2014, Papa Francesco ha designato il card. Robert Sarah, 69 anni, quale successore del card. Cañizares alla testa della Congregazione per il Culto divino. Il card. Sarah, già arcivescovo di Conakry, in Guinea, era un sacerdote molto amato da San Giovanni Paolo II, che lo nominò vescovo all’età di soli 34 anni. Il card. Sarah è stato sinora Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum.

Il cardinale, che accetta sempre volentieri gli inviti che gli vengono fatti, specie quando si tratta di predicare a ritiri sacerdotali, aveva suscitato una forte impressione nel 2011 con l’omelia pronunciata in occasione delle ordinazioni sacerdotali conferite dalla Comunità San Martino (una comunità francese, nata con la benedizione del card. Siri, che celebra il Novus Ordo secondo le istruzioni generali del messale romano): "Non ci sono più punti di riferimento morale comuni. Non si sa più che cosa è male e che cosa è bene. [...] La cosa grave non è sbagliare, ma trasformare l’errore in regola di vita. [...] Se abbiamo paura ad annunciare la verità del Vangelo, se ci vergogniamo di denunciare le gravi deviazioni in ambito morale, se ci adattiamo a questo mondo di rilassamento dei costumi e di relativismo religioso ed etico, se abbiamo paura a denunciare le leggi abominevoli sulla nuova etica mondiale, sul matrimonio, sulla famiglia in tutte le sue forme, sull’aborto, leggi in totale opposizione al diritto naturale e alle leggi di Dio, che le nazioni e le culture occidentali promuovono ed impongono grazie ai mass-media e alla loro potenza economica, allora le parole del profeta Ezechiele ricadranno su di noi come un pesante rimprovero divino."

Per salutare l’avvento del cardinale, abbiamo chiesto ad alcune personalità note per il loro attaccamento ad una maggior dignità e solennità della liturgia cattolica di dirci le loro reazioni alla sua nomina. Si tratta di Mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare de Santa Maria d’Astana, propugnatore del ritorno al modo tradizionale di ricevere la Comunione, sulle labbra e in ginocchio; di don Nicola Bux, grande divulgatore della "riforma della riforma" voluta da Benedetto XVI; di Joseph Shaw, Presidente della Latin Mass Society inglese, professore a Oxford e padre di sei figli; e di Giuseppe Capoccia, Delegato Generale del Cœtus Internationalis Summorum Pontificum, il comitato organizzatore del Pellegrinaggio del Popolo Summorum Pontificum a Roma.





I – LA REAZIONE DI MONS. SCHNEIDER

Mons. Schneider ha avuto la gentilezza di risponderci in italiano dal Brasile, dove ha presentato l’edizione portoghese di Corpus Christi, il suo libro sulla comunione in mano e la crisi della Chiesa.

Il cardinale Sarah ha visitato due volte il Kazakhstan. Durante queste sue visite ho avuto l'occasione di stare vicino a lui come suo interprete per la lingua russa. Ho visto da vicino un vero uomo di Dio, un uomo di vita interiore, un uomo di grande semplicità insieme con degnità, traspariva un'autentica umiltà. I sermoni e i discorsi del cardinale in Kazakhstan avevano chiarezza concettuale con precisazione dottrinale e profonda spiritualità. Sono stato edificato dal suo esempio.
Mi auguro che il cardinale Sarah possa fare un buon contributo per il vero rinnovo della vita liturgica nella Chiesa secondo il motto di san Giovanni Paulo II: "duc in altum", cioè condurre la pratica liturgica alla profondità della sacralità.


+ Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana


II – LA REAZIONE DI DON NICOLA BUX

L'uomo che prega è l'uomo per eccellenza: è l'atto supremo di autocoscienza della fede. Il culto è l'atto più grande che egli possa compiere, perché lo ricollega all'origine, a Colui che è il creatore e il salvatore dell'uomo. Ma il culto cattolico, soffre attualmente dello squilibrio tra la forma comunitaria, cresciuta a dismisura dopo il concilio, e la forma personale, annichilita di fatto proprio dal soverchio comunitarismo, che uccide la partecipazione devota. Questo è uno dei problemi, che il cardinale Robert Sarah, nuovo prefetto della Congregazione per il Culto Divino, dovrebbe affrontare. […] Il culto serve a far incontrare Dio all'uomo: è la sua mission, serve a introdurre l'uomo alla Presenza divina: questo, oggi, nel tempo della scristianizzazione, non è più evidente. Presenza, evoca qualcosa a cui avvicinarsi, quasi toccare, ma che mi supera, perché sono peccatore. Allora, scatta la reazione di Pietro: “allontanati da me, perché sono un peccatore”. Presenza evoca il “sacro”: la liturgia è sacra, a motivo della Presenza divina. E questo “sacro” sembra crollato, travolgendo nella crisi anche la Chiesa, come ha scritto Benedetto XVI. Così, molti cattolici, in specie i giovani, evadono pian piano dalle 'liturgie-intrattenimento' – litur-tainment, le chiamano in America, dove il sacerdote imita il conduttore televisivo, – e ricercano il mistero nel maestoso rito bizantino o nel sobrio rito romano antico. Molti vescovi cominciano ad accorgersi. E' un nuovo movimento liturgico, nell'attuale passaggio di generazione. Beato chi se ne sarà accorto in tempo! Di tutto questo, la Congregazione per il Culto Divino deve tener conto.

Don Nicola Bux, consultore della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti


III – LA REAZIONE DI JOSEPH SHAW (LATIN MASS SOCIETY)

Presidente della Latin Mass Society, un’istituzione nel panorama cattolico britannico, Joseph Shaw è segnatamente il prolifico curatore dei “Position papers” della Federazione Internazionale Una Voce. Ci illumina su ciò che attende il card. Sarah alla testa del Culto divino.

Sotto Paolo VI e san Giovanni Paolo II, il Culto divino ha emanato una serie di condanne di alcuni abusi liturgici, pur lasciandone passare altri, come la comunione in mano o il ricorso alle ragazze come chierichetti. I partigiani del rispetto delle norme liturgiche avevano il compito impossibile di difendere una serie di regole improvvisamente e quasi universalmente derise pur sapendo che la congregazione poteva abbandonarli in qualunque momento.
Sotto Benedetto XVI è emerso un nuovo fenomeno: una generazione di sacerdoti e di vescovi, spesso contraddistinti dalla messa tradizionale, non intendeva più solo combattere gli abusi, ma anche risacralizzare la liturgia. Questo vasto movimento si è ben presto confrontato con i limiti di quanto consente la forma ordinaria. Penso, per esempio, alla recita sottovoce del canone, vivamente incoraggiata dal cardinale Ratzinger ne Lo Spirito della Liturgia, e fortemente auspicata dai sacerdoti, ma non prescritta nella liturgia riformata.
Con l’avvento di Papa Francesco, i restauratori non sono scomparsi, ed è difficile contestare l’esistenza di una dinamica desiderosa di accrescere il senso del sacro nella forma ordinaria così come le possibilità di accedere alla forma straordinaria. Il cardinale Sarah si ritrova con il problema di sapere come incoraggiare e guidare questo progetto senza riaccendere la guerra liturgica nelle parrocchie.


Joseph Shaw, Latin Mass Society


IV – LA REAZIONE DI GIUSEPPE CAPOCCIA (CISP)

Benché riportato da numerosi media, l’incontro tra il cardinale Sarah e i sacerdoti dell’ultimo pellegrinaggio Summorum Pontificum non ha avuto luogo. Ci è parso comunque opportuno chiedere a Giuseppe Capoccia, Delegato Generale del pellegrinaggio, che cosa aveva spinto il Coetus Internationalis Summorum Pontificum a prendere contatto con il cardinale.

Purtoppo, non conosco il cardinal Sarah. Non ancora, perlomeno, perché, ormai, avrò certamente l’occasione di presentargli le nostre attività e di chiedergli la sua benedizione. Ci eravamo augurati di consentire ai sacerdoti e ai seminaristi del pellegrinaggio di incontrarlo per due ragioni: innanzi tutto, perché era a capo di Cor Unum, l’organismo che gestisce le opere di carità internazionale del Santo Padre e che si trova, a tale titolo, in prima linea nel sostegno alle comunità cattoliche martirizzate in Medio Oriente, inoltre, perché sapevamo che egli è un uomo di profonda fede, convinto che la miglior garanzia dell’unità della Chiesa è l’intima unione di ogni cattolico con Dio. Questa intima unione si nutre della preghiera privata ma anche pubblica dei fedeli, nell’una come nell’altra forma del rito romano. In questa prospettiva, noi siamo grati al Papa di questa nomina, che dovrebbe permetterci di avanzare ulteriormente lungo il cammino della pace e della riconciliazione, aperto sotto Giovanni Paolo II, chiaramente incoraggiato sotto Benedetto XVI e che il nuovo Papa conferma oggi.

Giuseppe Capoccia, CISP


V – LE RIFLESSIONI DI PAIX LITURGIQUE

1) Primo papa la cui vita sacerdotale e liturgica si è tutta svolta all’ombra della liturgia riformata, Francesco non ha ne la cultura, ne la sensibilità dei suoi predecessori, e segnatamente di Benedetto XVI, in materia di celebrazione del culto divino. La nomina del successore del cardinale Cañizares nell’incarico di "ministro della liturgia" del papa era dunque attesa con interesse dai conservatori come dai progressisti. Il Santo Padre ha scelto la pace, la continuità e la competenza: la pace e la continuità perché il card. Sarah era il successore auspicato dal card. Cañizares; la competenza perché, come dimostra l’omelia precedentemente citata, predicata alla Comunità San Martino nel 2011, il nuovo Prefetto del Culto Divino è intimamente compenetrato nel mistero eucaristico.

2) Si noterà che un altro cardinale africano, il nigeriano Arinze, ha già svolto le funzioni di Prefetto della Congregazione del Culto Divino (succedeva al card. Medina ed è stato il predecessore del card. Cañizares). Era anch’egli conosciuto come partigiano non già della riforma della riforma, ma di una celebrazione degna della liturgia riformata e della sua armoniosa coabitazione con la forma straordinaria. In particolare, egli attribuiva una grande importanza alla qualità delle traduzioni in lingua volgare, ed è stato all’origine della revisione della maggior parte delle traduzioni liturgiche in termini più conformi alla tradizione e al dogma.

3) "Lei sarà un grande vescovo africano, come Sant’Agostino, se resterà un uomo di Dio, un mistico e un amico di Dio, colui che si pone costantementre davanti a Dio in attitudine d’amore filiale, d’adorazione, di contemplazione, di faccia a faccia con Dio, come Mosè. Che cos’è un vescovo, se non un amico di Dio? Il suo cuore è totalmente unito al cuore di Dio. Vive per Dio, per mezzo di Dio e in Dio. Il vescovo è veramente l’amico di Dio. Deve condurre il popolo di Dio lungo i sentieri del tempo e nel suo pellegrinaggio verso l’eternità. Deve condurre tutte le anime di buona volontà a fare l’esperienza di Dio e a vivere pienamente ed intensamente un’autentica amicizia con Lui." Queste parole, tratte dall’omelia pronunziata dal cardinale, allora Segretario della Congregazione Pro Propaganda Fide, per l’ordinazione di un vescovo camerunense nel 2008, illustrano perfettamente l’apprezzamento per il card. Sarah manifestato da mons. Schneider e da tutti coloro che lo conoscono. Facciamo, dunque, affidamento sul fatto che, a fronte delle sfide segnalate da don Nicola Bux e da Joseph Shaw nelle loro osservazioni, la profondità spirituale e la chiarezza d’espressione del cardinale saranno importanti carte vincenti. In realtà, a partire dalla riforma conciliare, è col loro esempio personale piuttosto che con l’autorità del loro dicastero che i Prefetti del Culto Divino hanno potuto difendere la santità della liturgia cattolica.

4) In base alle notizie sul card. Sarah di cui abbiamo potuto raccogliere l’eco, se vi è una qualche influenza che sembra contrassegnare maggiormente la sua spiritualità, essa è quella della vita benedettina. Quando era arcivescovo di Conakry, Mons. Sarah autorizzò la fondazione dell’Abbazia di Sainte-Croix-de-Friguiagbé, figlia di Sainte-Marie-de-Maumont (Francia), e volle la fondazione di una abbazia-figlia di Keur-Moussa (Sénégal), Saint-Joseph-de-Séguéya. Noto per la sua amicizia con Solesmes, il cardinale è un fine conoscitore del canto gregoriano, qualità tuttora benvenuta per un Prefetto del Culto Divino.

5) Preghiamo, dunque, che il cardinale Sarah, uomo d’ascolto e d’equilibrio, ci permetta – come auspica Giuseppe Capoccia – "di avanzare ulteriormente lungo la strada della pace e della riconciliazione". 

Il card. Sarah saluta il card. Burke durante la presentazione degli atti di un convegno sulla liturgia nel novembre 2014.