Lettera 70 pubblicata il 18 settembre 2015

A NEW YORK, I PARTECIPANTI A SACRA LITURGIA 2015 TESTIMONIANO LE LORO ESPERIENZE RIUSCITE DI PACE LITURGICA NELLE LORO PARROCCHIE

A New York, dal 1 al 4 giugno 2015, più di 350 laici e religiosi nord-americani si sono interrogati sulla "riforma della riforma" ed hanno riaffermato il ruolo essenziale della forma straordinaria del rito romano per il rinnovamento liturgico delle parrocchie.



Voluta da Monsignor Rey e con la supervisione di Dom Alcuin Reid, entrambi della diocesi di Fréjus-Tolone, la conferenza Sacra Liturgia 2015 ha radunato per quattro giorni più di 350 partecipanti, fra cui molti giovani, laici (sia uomini che donne), seminaristi e sacerdoti. Ogni sera, dopo gli interventi dei relatori, spesso approfonditi ma sempre chiarissimi, una celebrazione in una delle due forme del rito romano chiudeva la giornata. Un inviato di Paix Liturgique ha potuto assistere a queste giornate dirette da padre Richard Cipolla, parroco di Norwalk (Connecticut), e da Jennifer Donelson, docente di musica sacra al seminario di New York, Brooklyn e Rockville Centre (Long Island).

E' importante segnalare, visto che un'opera che viene portata avanti con continuità acquisisce un peso sempre maggiore, che si trattava del terzo incontro di questo tipo. Il primo, con il nome di Adoratio, si è svolto a Roma dal 20 al 24 giugno 2011 presso l'Università Salesiana, il secondo dal 25 al 28 giugno 2013, sempre a Roma, ma presso la Pontificia Università della Santa Croce. Il prossimo incontro è annunciato per il luglio 2016 a Londra.

Tra gli interventi che hanno lasciato un segno maggiore possiamo citare quello di padre Thomas Kocik sull'attualità della riforma della riforma, quello di padre Christopher Smith sul ruolo della formazione liturgica nell'identità cattolica, o quello di padre Cipolla, parroco sposato e padre di famiglia (perché ex pastore anglicano convertito al cattolicesimo), sulla liturgia come fonte dell'identità sacerdotale. Quando usciranno gli atti del convegno, i più ferrati in liturgia potranno leggere con interesse tutti i contributi e gli approfondimenti su temi specifici come le riforme della Settimana Santa, del lezionario, del calendario liturgico e delle collette.


I - TRE MOMENTI SIMBOLICI FORTI

A caldo, possiamo dire di essere stati colpiti particolarmente da:
- la convincente testimonianza del fondatore di Juventutem Boston, Matthew Menendez, responsabile dell'introduzione riuscita della messa tradizionale nel campus universitario di Harvard;
- la messa solenne secondo il messale del 1962, celebrata da padre Sean Connolly, appena ordinato prete per l'arcidiocesi di New York dal cardinale Dolan;
- il messaggio ai partecipanti da parte del Cardinale Sarah, Prefetto del Culto divino.

a) Il messaggio del Cardinale Sarah

Alla vigilia dell'annuncio della sua nomina al Culto divino, il cardinale Sarah aveva assistito a Roma alla presentazione degli atti del convegno Sacra Liturgia 2013 (vedi la nostra lettera n. 63). E' stato quindi come prima cosa un saluto amicale che egli indirizzava ai partecipanti a Sacra Liturgia 2015, al suo promotore, Monsignor Rey (che era in Francia), e al Cardinale Burke che ha dato l'avvio al convegno con il suo intervento. La lunghezza della sua lettera (tre pagine) ci fa capire che più che di un saluto si trattava di un vero e proprio messaggio che il Cardinale Sarah ha voluto trasmettere a sacerdoti e laici riuniti a New York:

- sottolineando innanzitutto l'importanza ai nostri giorni dell'"apostolato al servizio della santa liturgia" e invitando ciascuno a "fare di tutto per rimettere la santa liturgia al centro della relazione fra Dio e l'uomo";

- chiedendo ai partecipanti di accompagnarlo nella prosecuzione del rinnovamento liturgico permesso da Benedetto XVI allo scopo di riuscire, proprio come il padre di famiglia del vangelo secondo Matteo, a trarre, dal tesoro della tradizione liturgica della Chiesa, tanto bene il nuovo come l'antico, nova et vetera;

- suggerendo infine due direzioni di lavoro: la prima consiste nel ricordare sempre che la santa liturgia - in quanto culto di Dio Onnipotente che ci è stato consegnato dalla tradizione, luogo di incontro fra l'umanità e Dio vivente e all'opera nella Sua Chiesa - deve essere celebrata con fede, reverenza e timore di Dio; l'altra nel consacrarsi con zelo alla promozione di una sana formazione alla liturgia, ricordando l'appello lanciato da papa Francesco il 18 febbraio 2014 "in vista di una iniziazione e di una formazione liturgica solide e strutturate, sia dei fedeli laici che del clero e delle persone consacrate" perché "rimane ancora molto da fare per una corretta e completa assimilazione della Costituzione sulla Sacra liturgia da parte dei battezzati e delle comunità ecclesiali".

Con l'aiuto di internet, un passaggio di questa lettera ha fatto immediatamente il giro del mondo per confermare che la scelta del cardinale Sarah fatta da papa Francesco fosse quella della pace, della continuità e della competenza, così come avevamo riportato nella nostra lettera 63. In effetti il giorno in cui papa Francesco ha chiesto al cardinale Sarah di diventare il Prefetto del Culto divino e della Disciplina dei sacramenti, quest'ultimo lo ha pregato di precisare che cosa ci si aspettasse da lui, ed il papa ha risposto così: "vorrei che lei continuasse a mettere in opera la riforma liturgica del Concilio Vaticano II e che proseguisse anche il buon lavoro liturgico iniziato sotto Benedetto XVI"

b) La messa di padre Connolly

Padre Sean Connolly, giovane sacerdote della diocesi di New York, di origine irlandese, come ci suggerisce chiaramente il suo nome, è stato ordinato il 23 maggio 2015 insieme ad altri nove seminaristi diocesani e due Francescani del Rinnovamento (i Francescani del Bronx) dal cardinale-arcivescovo di New York, nella cattedrale di San Patrizio. Lo abbiamo conosciuto il 2 giugno, durante una pausa dai lavori, e ci ha subito detto che avrebbe celebrato quella sera stessa la prima messa del convegno, una messa solenne secondo la forma straordinaria del rito romano. Una tale fiducia, data ad un sacerdote appena ordinato, in un contesto importante come questo del convegno di Sacra Liturgia, ci dà subito il metro dello spirito di queste particolari giornate newyorkési: spazio ai giovani e ai soldati semplici, perché manifestino autenticamente e pienamente il loro amore per la santa liturgia!

E padre Connolly, che in dieci giorni aveva avuto già varie volte la possibilità di celebrare la messa tradizionale, ha officiato con una grande solennità ed un profondo raccoglimento. A New York, in una diocesi il cui titolare, il cardinale Dolan, non ha una passione particolare per la forma straordinaria (era stato anche sul punto di chiudere l'unica parrocchia Summorum Pontificum di Manhattan) un giovane prete desideroso di vivere il proprio sacerdozio in utroque usu (secondo entrambe le forme del rito romano) può dunque manifestarlo liberamente senza rischiare di ritrovarsi improvvisamente espulso dal seminario, come invece purtroppo succede in certe arcidiocesi di alcune capitali europee...

Questa assenza di pregiudizi ideologici d'altri tempi è stata peraltro confermata dal numero significativo di seminaristi diocesani che hanno partecipato ai lavori di Sacra Liturgia 2015: circa una sessantina!

c) La testimonianza del fondatore di Juventutem ad Harvard

Matthew Menendez, fondatore di Juventutem Boston, è intervenuto subito dopo l'arcivescovo di San Francisco, Monsignor Salvatore Cordileone, molto atteso e molto applaudito perché rappresenta oggi il simbolo della resistenza del cattolicesimo americano alla secolarizzazione e all'offensiva LGBT. La conclusione dell'intervento di Monsignor Cordileone è stata che più che di parole "abbiamo bisogno di testimonianze".

E così Matthew Menendez, è stato un testimone convinto e molto convincente. Nel suo intervento dal titolo "I giovani e la liturgia", Matthew, 24 anni, ci ha potuto raccontare tutto il suo percorso. Attraverso questo racconto, pieno di sano umorismo, sulla lotta intrapresa per ottenere la celebrazione della forma straordinaria del rito romano ad Harvard, ha posto la questione per la quale, a suo giudizio, così tanti Americani abbandonano la pratica della messa domenicale quando non addirittura la fede cattolica già alla fine dell'adolescenza (1). Secondo lui, la spiegazione è fondamentalmente che il rapporto dei giovani americani con la fede si riduce alla messa. "I giovani americani sono come i vescovi tedeschi: la loro sola ora di cattolicesimo è quella della messa domenicale!" ha osato, scatenando l'ilarità della sala.

Considerando questo fatto, allora la qualità delle celebrazioni domenicali riveste un'importanza fondamentale per il mantenimento e la fortificazione della fede fra i giovani, ed in particolare, fra i ragazzi. Secondo Matthew Menendez, la riforma liturgica ha avuto tre effetti particolarmente nefasti per l'apprezzamento e la comprensione della messa fra i giovani: il sentimentalismo, l'infantilizzazione e la femminilizzazione. E, al posto della vera comprensione dell'eucarestia, i giovani non vedono più che uno spettacolo nella messa, spettacolo che, avvicinandosi all'età adulta, non può certo competere con ciò che il mondo profano gli offre.

La soluzione tuttavia esiste, perché "un sacerdote può fare tutta la differenza!". Per Matthew Menendez, questo sacerdote è stato colui che gli ha insegnato a capire ed amare la liturgia, "la storia della mia fede, ha riassunto in modo perfetto, è quella della crescita della mia comprensione dell'eucarestia grazie al fatto di aver potuto fare il chierichetto". Poi, c'è stata la scoperta della messa tradizionale. Testimonianza di un percorso che si unisce a quello di tantissimi giovani nel mondo, che sono stati, si può dire, salvati dalla messa tradizionale.

Molti passaggi dell'intervento di questo giovane dalle idee chiare meriterebbero di venire raccontati. Quelli sui suoi contatti burrascosi con le autorità diocesane, "se la forma straordinaria fa ormai parte del paesaggio di Harvard è perché abbiamo dovuto organizzare tutto senza, o, piuttosto, contro, la gerarchia ecclesiastica" o, ancora, il resoconto della sua battaglia vittoriosa contro un progetto di messa satanica nel campus dell'università. Ma al di là del racconto di questo piccolo miracolo che è stato l'istallazione della liturgia tradizionale nel cuore della fabbrica delle élites, spesso liberal (cioè, di sinistra) degli Stati Uniti, Matthew Menendez ha voluto soprattutto far passare un messaggio alle generazioni che hanno preceduto la sua, e, in particolare, a quelle che, dagli anni '60 , hanno fabbricato e imposto una cultura "giovane" privata di qualsiasi trascendenza e tendente dunque ad inibire il senso ed il gusto del sacro presso i giovani quando il loro desiderio di trascendenza non domanda invece che di essere svegliato e nutrito.

Non ha nascosto inoltre il profondo fossato che separa le nuove generazioni Summorum Pontificum dalle "vecchie" generazioni di tradizionalisti. Laddove i più anziani gli sembrano spesso segnati, "giustamente" non omette di sottolineare, dal trauma degli anni durante i quali la messa tradizionale veniva concessa in via eccezionale, se non era addirittura vietata, e sono dunque a volte tentati di tenerla solo per sé, Menendez  osserva invece che la sua generazione, cresciuta con il Motu Proprio di Benedetto XVI, vede la forma straordinaria non solo come una cosa ormai acquisita e un'incredibile opportunità di vivere pienamente e più perfettamente la propria fede cattolica, ma anche come un tesoro che si ha il dovere di condividere con gli altri. Resta che, proprio come quella prima di lei, anch'essa deve combattere seriamente. Riassunto in una formula choc che l'uditorio intero ha applaudito fragorosamente, senza distinzione di età, "voi vi siete presi le batoste, noi abbiamo Internet!"



II - I COMMENTI DI PAIX LITURGIQUE

1) Matrimonio omosessuale, teoria del gender, offensiva del governo Obama contro l'educazione cattolica, concorrenza religiosa: contro le minacce e le sfide che deve affrontare la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, i partecipanti a Sacra Liturgia 2015 condividono la convinzione che il vero nodo della riconquista cattolica è quello spirituale e liturgico: è quindi indispensabile la riscoperta dello spirito della liturgia.

2) Riscoprire lo spirito della liturgia, significa, secondo i laici e il clero presenti a New York, appoggiarsi sulla roccia della forma straordinaria del rito romano per riorientare letteralmente l'andamento della forma ordinaria (rivolgendola verso Oriente, da dove sorge il Signore del quale attendiamo e prepariamo il ritorno). Se il motto di Sacra Liturgia è che la liturgia è culmen et fons vitæ et missionis Ecclesiæ (culmine e sorgente della vita e della missione della Chiesa), potremmo aggiungere per Sacra Liturgia USA: in utroque usu, in una come nell'altra forma del rito romano, soprattutto se queste coesistono nel seno delle stesse comunità, delle stesse parrocchie, degli stessi luoghi di culto. Bando alle partigianerie e al ghetto dunque in casa dei cattolici americani, desiderosi di proseguire l'espansione della messa tradizionale e la riforma della riforma che l'accompagna e la sostiene, e tutto questo sullo slancio di quello che ha dato, o ha voluto dare, Benedetto XVI per un rinascimento liturgico.

3) Infine, come non sottolineare l'importante presenza di giovani e di clero diocesano per il successo di questa conferenza? Lungi dall'essere una moda passeggera, il richiamo dei giovani per una liturgia più degna e solenne non si smentisce, come Benedetto XVI aveva perfettamente constatato nella sua lettera ai vescovi di accompagnamento al Summorum Pontificum: "si poteva supporre che la richiesta dell’uso del Messale del 1962 si limitasse alla generazione più anziana che era cresciuta con esso, ma nel frattempo è emerso chiaramente che anche giovani persone scoprono questa forma liturgica, si sentono attirate da essa e vi trovano una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia".

4) In Europa si sente dire che "la messa non è più il problema", che la priorità è altrove. Per alcuni è la pastorale, per altri la vita religiosa, per altri ancora l'impegno dei cristiani in politica, ecc. La risposta che viene da New York, ma anche da Singapore dal Gabon o dal Cile (2), è che la messa è sempre al centro della DOMANDA e, dunque, al centro della RISPOSTA. Senza essere troppo soprannaturalisti, visto però che la fede e i sacramenti senza le opere sono sterili, la messa porta con sé la RISPOSTA PIU' EFFICACE E LA PIU' UNIVERSALE che i cattolici possono apportare alla crisi del mondo moderno, nella misura in cui essa riassume perfettamente l'ideale cristiano che la Chiesa persegue.

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(1) L’Istituto Pew Research si è dedicato nel 2008 ai cattolici americani, concludendo che un Nord Americano su dieci è un ex cattolico, cioè quello che il sociologo francese  Emmanuel Todd chiamerebbe un "cattolico zombie".
(2) Per la prima volta, dal 21 al 23 luglio scorso, si è tenuto in Cile un convegno Summorum Pontificum. Il discorso inaugurale è stato pronunciato dal cardinale Medina Estévez, ex Prefetto del Culto divino.