Lettera 48 pubblicata il 4 dicembre 2013

PAPA FRANCESCO NON HA ALCUN PROBLEMA CON IL RITO TRADIZIONALE

Caro Santo Padre, noi pellegrini, da questa vostra Basilica Papale, da questo altare della vostra Cattedra vogliamo rassicurarvi che oggi più che mai non ci sentiamo soli. (...) Non siamo soli: celebrando il rito antico ci accompagnano meravigliosi secoli di storia di santità, in questo santo rito migliaia di santi trovarono la dolce profondità dell’incontro con Dio nel silenzio del mistero e oggi non ci lasciano gustare l’amarezza della solitudine. Ci rallegra l’abbraccio, nella Roma del Papa, nostro Padre, con tutti i fratelli del mondo.
(Cardinal Castrillón Hoyos, pellegrinaggio Summorum Pontificum, 26 ottobre 2013, basilica San Pietro)

A fine ottobre, in tre diverse occasioni e con qualche giorno di intervallo, sono state diffuse alcune espressioni del pensiero del Santo Padre riguardo la liturgia tradizionale e coloro che la praticano. Un pensiero che l'agenzia di stampa svizzera Apic/Kipa ha riassunto in un articolo del quale noi abbiamo volentieri ripreso il titolo.



I – 26 OTTOBRE 2013: MESSAGGIO IN OCCASIONE DEL PELLEGRINAGGIO DEL POPOLO SUMMORUM PONTIFICUM A ROMA

Nella sua omelia, durante la messa celebrata presso la Basilica Vaticana per il pellegrinaggio Summorum Pontificum, il cardinale Castrillón Hoyos si è rallegrato della libertà di cui gode oggi quello che chiama il rito gregoriano e per la quale egli stesso ha fatto tanto: “Il rito gregoriano, che in un certo senso ha ritrovato la sua vitalità con la promulgazione, sei anni fa, del Motu Proprio Summorum Pontificum, ha restituito al popolo cristiano la possibilità di beneficiare dei frutti spirituali legati alla sua celebrazione.” E' stato particolarmente commovente per i pellegrini sentire il cardinale rivolgersi al Santo Padre utilizzando un molto significativo “noi” che non era di maestà ma bensì di unione con i pellegrini, come se Sua Eminenza volesse rispondere a nome di tutti i fedeli al messaggio pervenuto dal Papa del quale abbiamo già riportato il contenuto nella nostra lettera n°47.

Sandro Magister ha visto in quel messaggio del pontefice una “notizia consolante”. Ecco cosa ha scritto l'8 novembre: “Anche quest’anno al cardinale celebrante è pervenuto un messaggio scritto a nome del papa dal segretario di Stato vaticano. Nel 2012 il testo per conto di Benedetto XVI era stato firmato dal cardinale Tarcisio Bertone, quest’anno il messaggio di papa Francesco ha portato la firma dell’arcivescovo Pietro Parolin. [ci pare addirittura che sia stato il primo messaggio a firma del nuovo segretario di Stato, N.d.R.] Due messaggi quindi dello stesso rango. E questa è stata una notizia consolante per gli amanti della messa tridentina che fanno parte a pieno titolo della Chiesa cattolica. Si poteva temere infatti che papa Bergoglio, che non sembra avere la stessa sensibilità liturgica del predecessore, ignorasse il pellegrinaggio. Ma così non è stato.”

Noi vogliamo far notare che mentre l'anno scorso veniva ribadito che era necessario riconoscere “pienamente il valore e la santità della forma ordinaria del rito romano”, come se non fosse un fatto scontato per chi vive o almeno vuole vivere la forma straordinaria nell'ambito parrocchiale, il messaggio di quest'anno non introduce la minima limitazione stilistica riguardo la forma liturgica specifica dei fedeli e dei preti del pellegrinaggio. Si parla del “culto pubblico della Chiesa” e questo ci sembra un piccolo passo in avanti.



II – 29 OTTOBRE 2013: MESSAGGIO ALLA FRATERNITA' SACERDOTALE SAN PIETRO


E' particolarmente interessante notare come questo messaggio, in francese questa volta e datato 29 ottobre 2013, sia stato rivelato da Radio Vaticana il 13 novembre per poi essere riproposto da news.va, il sito ufficiale d'informazione della Santa Sede (attribuendo la presidenza della Pontificia Commissione Ecclesia Dei ancora al cardinale Castrillón Hoyos!).

Nel messaggio, indirizzato da Monsignor Luigi Ventura, nunzio apostolico in Francia, a don Vincent Ribeton, superiore del distretto di Francia della Fraternità San Pietro (FSSP), in occasione del venticinquesimo anniversario della sua fondazione, si auspica che “il celebrare i sacri misteri secondo la forma straordinaria del Rito Romano e gli ordinamenti della Costituzione sulla Liturgia Sacrosanctum Concilium e il trasmettere la fede apostolica tale qual'è presentata nel Catechismo della Chiesa Cattolica contribuiscano, nel rispetto fedele alla Tradizione vivente della Chiesa, ad una migliore comprensione e attuazione del Concilio Vaticano II.” Inoltre, il Santo Padre esorta i sacerdoti della FSSP a prendere, “secondo il loro carisma proprio un ruolo attivo nella missione della Chiesa nel mondo d'oggi attraverso il testimoniare una vita santa, una fede salda e una carità inventiva e generosa”.





Messa per i 25 anni della FSSP celebrata da P. Ribeton nella chiesa Saint-Sulpice di Parigi, 16 novembre 2013.



III – 31 OTTOBRE 2013: UDIENZA DEL CARDINAL CASTRILLÓN CON PAPA FRANCESCO


Il Cardinale Castrillón Hoyos aveva sollecitato questa udienza per rendere partecipe Papa Francesco delle inquietudini che numerose persone legate alla forma straordinaria gli avevano manifestato in seguito alla confusione nata dai primi mesi del pontificato. Intervenendo, qualche giorno dopo, di fronte ai membri della Federazione Internazionale Una Voce (FIUV) riunita a Roma per un'assemblea generale, ha raccontato così questa udienza: “Ho recentemente incontrato Papa Francesco il quale mi ha detto che non ha nessun problema con il vecchio rito, e che dunque non ne ha con dei gruppi di laici e associazioni come la vostra che lo promuovono.” Inoltre, rispondendo alle domande dei membri di Una Voce sulla vicenda dei Francescani dell'Immacolata, e precisando che non si era parlato di questo durante l'incontro con il Papa, il Cardinale ha detto che riteneva che il Papa era stato spinto a proibire l'uso del Vetus Ordo in questa comunità religiosa solo in ragione dei dissensi interni e non per via di un qualsivoglia giudizio negativo da parte sua sulla liturgia tradizionale.



IV – IL COMMENTO DI PAIX LITURGIQUE


1) Nell'intervista che il Papa ha accordato in agosto a padre Spadaro per le riviste dei gesuiti si leggevano delle affermazioni che sembravano delineare una certa distanza tra Francesco e la parte di popolazione cattolica legata alla liturgia tradizionale: “La dinamica di lettura del Vangelo attualizzata nell’oggi che è stata propria del Concilio è assolutamente irreversibile. Poi ci sono questioni particolari come la liturgia secondo il Vetus Ordo. Penso che la scelta di Papa Benedetto sia stata prudenziale, legata all’aiuto ad alcune persone che hanno questa particolare sensibilità. Considero invece preoccupante il rischio di ideologizzazione del Vetus Ordo, la sua strumentalizzazione.” Questo aveva mosso numerosi commenti preoccupati da parte di esponenti del cattolicesimo tradizionale, che però avrebbero dovuto tenere conto della risposta del Papa in occasione delle visite ad limina dei vescovi delle Puglie nel maggio scorso (vedi la nostra lettera francese n° 389): a coloro che gli volevano spiegare che “la messa in rito antico sta creando grandi divisioni all’interno della Chiesa” il Papa aveva risposto che dovevano “vigilare sugli estremismi di certi gruppi tradizionalisti”, ma suggerendo altresì “di far tesoro della tradizione e di creare i presupposti perché questa possa convivere con l’innovazione”.


2) Non c'è da stupirsi di eventuali sbandamenti o di una presunta mancanza di coerenza nel tempo nell'espressione del pensiero del Papa. Come tutte le parole pronunciate o assunte da Papa Francesco, quelle sulla liturgia tradizionale ci danno un'indicazione più di tipo pastorale che dottrinale. Pastore attento all'odore delle sue pecore, Francesco è stato sicuramente spinto dalla coincidenza di importanti eventi legati alla forma straordinaria del rito romano per pronunciarsi con chiarezza ed in una direzione che certamente non ci si sarebbe aspettati. Ne da' conferma la chiamata giunta al professor Palmaro, dichiaratosi molto critico nei confronti del Papa, nel giorno di Ognissanti, ossia subito dopo questi tre interventi legati alla liturgia tradizionale.


3) In sintesi, in un brevissimo lasso di tempo, un Papa che, a differenza del suo predecessore, non ripone un particolare interesse per la liturgia tradizionale né per “le persone che hanno questa particolare sensibilità”, ha dato tre segnali successivi e concordanti a queste persone, segnali, il cui significato diretto e indiretto sembra essere: il Motu Proprio non sarà rimesso in discussione. Partendo da qui, possiamo cercare di capire meglio l'atteggiamento del Papa attraverso queste indicazioni. Ciò che viene espresso chiaramente è non solo il fatto che non sarà lanciata una nuova guerra liturgica, ma che questa sensibilità particolare, è pienamente riconosciuta. E' certamente meno rispetto alla volontà di Benedetto XVI di dare alla celebrazione della liturgia tradizionale il valore di una testimonianza delle radici della liturgia romana. Ma, in un certo modo, la 'normalizzazione' che ha portato Papa Francesco è paradossalmente più potente, nella misura in cui lui non è noto per una particolare 'sensibilità' allo spirito della liturgia. Così, dunque: questa messa e coloro che la celebrano esistono. Punto.


4) Precisiamo che la maggior parte di coloro che vivono il loro cattolicesimo attorno a questa messa non si considerano ai margini della Chiesa, ma, piuttosto, 'in riserva'. E' evidente che la Chiesa è oggi in attesa di un salutare elettroshock. A questo riguardo, la Francia è un osservatorio cruciale: in totale non ci saranno più di 6.000 sacerdoti nel 2020 quando nel 1990 erano ancora 25.000; il numero dei candidati al primo anno di discernimento nei seminari diocesani ha difficoltà a superare il centinaio da molti anni (la Francia conta ogni anno, FSSPX compresa, una quarantina di vocazioni vetus ordo); conventi e monasteri chiudono uno dopo l'altro. Il fatto più inquietante è però una vera e propria liquefazione di un cattolicesimo nel quale, colpa del catechismo come della catechesi, si sa sempre meno cosa siano il peccato originale, i fini ultimi, la resurrezione del corpo, la natura e gli effetti dei sacramenti, la presenza reale e la transustanziazione eucaristica, la Resurrezione, la finalità del matrimonio, senza parlare della morale coniugale, ecc. Nel migliore dei casi, rimane un'amichevole appartenenza a Gesù Cristo.


5) Di fronte a questo disastro, la liturgia tradizionale si manifesta come un luogo particolarmente solido dal punto di vista della trasmissione della fede, della nascita delle vocazioni, della custodia della legge naturale. Soprattutto, questo mondo tradizionale influenza fortemente le comunità più dinamiche e i movimenti 'identitari', di cui in Francia la Comunità Saint Martin, nata a Genova sotto gli auspici del Cardinale Siri, è il fiore all'occhiello (da sola ha registrato ben 31 nuovi seminaristi quest'anno), che sono quelli che poi propongono una liturgia più degna ed un insegnamento dottrinale più valido.